La prima volta che ho insegnato avevo 6 anni, ero a metà della prima e mi hanno affiancato un bambino di seconda che stentava a leggere e scrivere.
Cosa conservo di quella esperienza?
La sensazione di gioia nell’aver aiutato qualcuno a sentirsi “meno diverso dagli altri” e tanto appagamento.
Oggi vedo molto di più: vedo la collaborazione fra due insegnanti, quello che ora si chiama un buon lavoro di equipe; vedo l’umiltà di una maestra che ha saputo farsi da parte ma che non ha rinunciato a quel bambino, non l’ha lasciato solo.
Un’altra immagine vivida è quella della mia maestra di seconda elementare, arrivava a scuola e dopo averci dato le consegne si metteva a ricamare e non c’era più per nessuno o quasi: aveva la sua preferita e lei poteva disturbarla in ogni momento.
So di aver sofferto molto per questo motivo, so che mi sentivo inadeguata nonostante fossi una delle più brave della classe, so che la mia autostima ha iniziato a vacillare.
Ma anche questa maestra mi ha insegnato molto: ho imparato che i bambini devono essere accolti tutti con calore; che non ci devono essere preferenze ma piuttosto che ci possono essere differenti modi di approccio per far sentire tutti parte di un gruppo; ho imparato che si deve cercare in ogni alunno il meglio anche quando è proprio difficile scovarlo; ho capito che quanto più tempo,amore, ascolto, disponibilità dai ai tuoi bambini quanta in più in cambio ne riceverai.
Poi è arrivata Loredana, era proprio una maestra con la emme maiuscola: materna ma allo stesso tempo autorevole; sapeva coinvolgerci raccontandoci tante storie, ci parlava di lei, della sua famiglia, ci faceva sentire a casa.
Purtroppo era spesso assente perché molto malata, ma quando c’era sì che stavamo bene.
A fine mese poi c’era un momento speciale, apriva il suo armadio privato, e a turno ci chiamava a scegliere una cosa fra le sue e ce la regalava, è così che ho iniziato ad amare i libri.
Ogni anno un’insegnante diversa, ma di alcune non ricordo proprio nulla forse perché nulla mi hanno dato e credo sia stato così fino alla fine dei miei studi, purtroppo.
Ed ora mi ritrovo ad essere dall’altra parte, ho realizzato un sogno che vivevo a metà con mia madre, un sogno che sembrava destinato a rimanere tale perché la vita me lo ha portato via per dieci anni.
Che tipo di insegnante sono adesso?
Non spetta a me rispondere a questa domanda, forse lo capirete da soli se avrete la pazienza di seguirmi.
C’è una cosa però che mi sento di potervi dire ed è quello che penso ogni mattina prima di varcare la soglia della mia classe: “cerca di ascoltare ed imparare dai tuoi bambini”.