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giovedì 31 luglio 2014

DadaRecensione di "L'appetito vien leggendo"

Oggi voglio parlarvi di un bellissimo libro di Claudia Benzi e Lorenza Ongari, conosciute qui nel web:



"Imparare può essere un piacere e s'impara volentieri quando la curiosità naturale dei bambini può trovare ambienti e occasioni dove esplorare, cercare, lavorare"

Ed è proprio in un ambiente così ricco e stimolante che nasce questo libro per opera di due bravissime insegnanti che hanno saputo coinvolgere la loro classe di 25 bambini, tutta la scuola dell'Infanzia Gianni Rodari di Bagnolo San Vito, i nonni, i genitori e le realtà territoriali in cui la scuola è inserita (biblioteca, fattoria, caseificio, agriturismo, azienda di apicoltura, sindaco, assessore della cultura...).

Il libro è frutto di un anno di lavoro ed è ricco di spunti, attività, percorsi che si possono facilmente riproporre a scuola ai bambini, anche nel caso in cui non si possa uscire nel territorio.

Il testo è diviso in due parti:
- una teorica con i presupposti, gli obiettivi e alcuni riferimenti metodologici;
- l'altra pratica con indicazioni di attività, possibili espansioni, conversazioni, foto, schede, filastrocche, storie, bibliografie, disegni dei bambini;
il tutto spiegato in maniera schematica e di facile lettura al fine di consentire al lettore di ritrovare chiare indicazioni progettuali.

Quindi se volete proporre un percorso legato agli alimenti, alla cura della propria alimentazione e alla coltivazione di un orto o produzione degli alimenti base ve lo consiglio vivamente.

E il mio contributo?
Come arricchire ulteriormente un percorso già così articolato?
Inserendo la mia amata arte e presentando gli alimenti attraverso quadri da assaggiare che trovi qui ispirandosi all'Arcimboldo
oppure perché no, alle mele di Magritte: basterà far trovare, appeso in classe ad altezza bambino, un quadro/ contenitore al centro del quale mettere una bella mela verde (basterà appendere una scatola da scarpe senza coperchio e al suo interno posizionare una mela)
Da qui, utilizzando il proverbio "una mela al giorno leva il medico di torno" si potrebbe parlare degli alimenti sani e di quelli che, se mangiati spesso e troppo, possono essere dannosi e creare quindi il cartellone delle merende sane, coinvolgendo poi le famiglie nel consumo, anche a casa di spuntini e pasti sani.
Se siamo in autunno si potrebbe usare come spunto "la cesta di frutta" di Caravaggio che trovate qui
In inverno una bella granita all'arancia con neve e spremuta, guardate qui!





martedì 29 luglio 2014

Buon compleanno al mio blog!

E chi l'avrebbe mai detto, sono già passati tre anni da quando un po' per curiosità, un po' per noia, un po' per voglia di sperimentare ed incontrare altre insegnanti, ho dato vita a questo blog!
E le sorprese sono state davvero tante!
Ho incontrato virtualmente tante persone con cui parlare, discutere e crescere insieme.
Il mio blog è arrivato lontano: chi avrebbe mai pensato di poter finire a scrivere su guide didattiche o riviste specialistiche?
E questo è tutto per merito vostro!
Grazie perché mi leggete, mi scrivete, mi commentate, mi criticate!
Tutto questo per me è benzina che mi spinge a continuare, anche nei momenti di stanchezza!
E allora tanti auguri a tutti noi!


E le istruzioni per creare questi dolcetti le trovate qui!

sabato 26 luglio 2014

LA NOIA MANGIACOLORI di Maria Laura Mura

Eccomi qua ad inaugurare un nuovo spazio dedicato a voi, ai vostri libri, favole, poesie e racconti.
Questo racconto mi è stato inviato da Mura Maria Laura, ecco come si descrive:

"Sono laureata alla specialistica di Italianistica alla Facoltà di Lettere La Sapienza. Ho pubblicato alcune mie poesie in varie antologie poetiche. Mi piace leggere, animare la lettura e scavalcare il “confine” con le mie idee. Mi diletto a scrivere filastrocche e storie per bambini.  Nel Dicembre 2013 sono arrivata finalista al concorso letterario "RACCONTAMI ETOR", indetto a sostegno del progetto IBBY Italia per la costruzione di una biblioteca per bambini italiani e migranti sull'isola di Lampedusa."

Ed ecco la sua storia, che già alla prima lettura mi ha dato molti spunti:
C'era una volta in un paese lontano un cattivo sovrano che decise di far la guerra per noia.
A nulla valsero i consigli della regina e dell'intera corte, nella sua mente il nuovo svago si giocava con la morte.
Il castello che fino ad allora era stato incantato in pochi giorni divenne stregato. Donne e bambini cercarono rifugio in un bosco isolato, ma anche lì ogni sogno fu negato.
Non c'era più spazio per musica e danze, per lustrini e teatrini, c'era solo una profonda tristezza e tanta paura davanti a questa incertezza.
Il re, pentitosi della scelta, voleva indietreggiare, ma oramai era troppo tardi per cambiare.
Il re non dormiva più pensando a questa tragica situazione, e i brutti pensieri non lo abbandonavano neanche a colazione.
Una notte il bosco incantato venne incendiato e gli alberi e i fiori si unirono in un lamento acuendo così il suo tormento.
La Madre del bosco arrabbiata con il sovrano si mise a meditare, niente e nessuno l'avrebbe potuta fermare.
Tutto il bosco si era vestito di nero, non un colore o un po' di luce erano rimasti, così la soluzione non si fece aspettare: da quel giorno il regno con i suoi abitanti avrebbero perso il loro colore e tutto di nero sarebbe stato, persino il mare salato...
La Madre del bosco chiese al re: "Vuoi dunque salvare il tuo regno incantato?".
E il re rispose disperato: "Oh Madre del bosco, farei qualsiasi cosa per riparare. Direi di sì a ogni vostro volere, pur di non arrecarvi un dispiacere".
La Madre del bosco, che si chiamava Nerina, esplose in un ghigno furibondo facendo tremare tutto il mondo: "La guerra cesserà, i tuoi soldati salverò e dei tuoi colori mi nutrirò!".
Il re del tutto sollevato la ringraziò per niente preoccupato, non una sola parola aveva capito finché il volere di fata Nerina non fu esaudito.
Dopo un po' vide sua moglie tutta vestita di nero, con gli occhi e i capelli del color del carbone, che mettevan soggezione, il pallore delle gote era poi così evidente che il re capì solo allora il piano impertinente. "Dove sono finiti i suoi capelli color oro e i suoi occhi blu?" si domandava il sovrano, preoccupato per quell'aspetto per niente sano. Ma poi, la sua immagine lo fece irrigidire quando nello specchio non un solo colore vide comparire. Allora sollevò lo sguardo ai dipinti e alla tappezzeria, ogni colore era andato via.
Persino le sue colombe in cornacchie s'erano tramutate da quando le parole di Nerina s'erano avverate.
"Noooooooooooooooooooooooo!" urlò il re spaventato. A quel punto, il re corse alla finestra allarmato e sarebbe stato meglio se non si fosse mai affacciato: neri eran il cielo, le piante, l'acqua e gli animali, di quel regno dove tutti eran uguali.
Nessuna differenza c'era tra i corvi e le colombe, ed eran guai seri davanti ai gatti neri: nessuno più osava attraversare se un gatto vedeva passare.
Il paese era allarmato: dopo la pioggia non c'era più l'arcobaleno e non esisteva più il cielo sereno. E se il panettiere vendeva solo pane nero e torte e dolciumi che sembravan bruciati, la massaia si disperava di fronte al nero dei panni appena lavati. Anche il latte e la neve erano nati all'imbrunire, in quel paese dove la vita sembrava morire. Tutti i colori erano stati anneriti e non c'erano fogli bianchi su cui scarabocchiare né matite colorate da temperare. Non ci fu più nessun vincitore dinnanzi a una scacchiera e a delle pedine d'un sol colore. L'intero regno era caduto nello sconforto, nessuno li poteva aiutare: il castello era infatti difficile da trovare.
La regina poi si arrabbiò molto quando capì che sua figlia non si sarebbe potuta sposare perché non c'era nessun abito bianco da farle indossare.
Il re decise di convocare il mago di corte, ma quest'ultimo gli confermò la triste sorte: "Sire, non ho una pozione da darvi, perché han tutte lo stesso colore e non v'è un libro nel regno che abbia ancora le parole... La storia del vostro regno non si potrà tramandare se le pagine dei libri non si potranno più smacchiare".
A queste parole il re impallidì e per poco non svenì.
"E ora che dirò alla regina quando chiederà dei versi e delle lodi che le furon dedicati dai poeti dei regni fatati?".
"Una sola cosa le potrete dire: che per voi non c'è avvenire. Dai posteri verrete dimenticati e i vostri ritratti verranno bruciati. Se poi il vostro nome verrà tramandato per tracotanza e guerra verrete ricordato".
Il sovrano iniziò a urlare e il mago dal regno fece cacciare. Tornato a castello, fece per raccontare l'episodio alla regina quando gli venne incontro la principessina:
"O padre adorato, non sapete quanto vi ho cercato. Un servo m'ha rivelato un fatto che fino a oggi avevo dato per scontato".
"Dimmi pure, bambina bella, che cos'è che t'ha svelato quell'essere snaturato?".
"Egli dice che non ci sarà più nessun principe da aspettare perché l'azzurro del suo manto non si potrà più ammirare. Potrei così entrare in confusione e scegliere un principe dal manto marrone".
Il re inizialmente apparve preoccupato ma dopo aver meditato esplose in un boato: "Quell'insolente d'un servo verrà bandito, perché ciò che ha detto è inaudito. Son certo, poi, che il principe azzurro da te si farà trovare perché a nessun colore è dato separare".
Nerina dal canto suo sapeva dello scompiglio che aveva creato e soddisfatta osservava quel re così disperato.
Il re infatti sembrava non capire quale male scalfire. Se solo nel suo cuore avesse guardato, subito lo avrebbe scovato.
La responsabile di questo scompiglio era stata la sua noia che per molti uomini s'era rivelata come un boia.
"Solo quando il re avrà capito, il mio compito sarà finito. Se poi il re non dovesse vedere la realtà, il suo regno scomparirà con la sua cecità".
La regina che da sempre era stata più sapiente in cuor suo avvertì il male imminente. Doveva dire al suo consorte come fare per combattere la triste sorte. Ma il re non era facile da trovare poiché nella biblioteca del regno s'era messo a rovistare: non un libro né un'iscrizione sembravano poterlo riguardare, da quando l'inchiostro s'era fatto graduare: per il re anche questo fluido colorato faceva parte di un esercito stregato e mosso da tale convinzione decise di entrare in azione.
"Farò la guerra a Nerina dalla sera alla mattina. La fata e il suo esercito s'arrenderanno e il mio nome con il mio potere nei libri di storia rientreranno".
E mentre il re meditava, nel regno la gente mormorava. "Il re ha perso la ragione" diceva il macellaio al calzolaio, che vedendo il doganiere chiedeva un suo parere. Quest'ultimo era rimasto senza mestiere da quando le frontiere s'eran fatte tutte nere. C'era poi l'abitudinario che s'aggirava solitario: "Come fare per superare questo cambiamento?" si ripeteva con tormento.
Se poi al mattino un bambino chiedeva: "Mamma, mi porto l'ombrello?" quella guardando in alto rispondeva "il cielo non è bello".
E fu così che se l'ombrellaio s'arricchì il tappezziere di colpo s'impoverì. Il regno del monocolore contava un sol sostenitore: un vecchio paggio che tutti credevan esaurito perché aveva sempre confuso il viola con il grigio. Ma di tutto questo il re non si preoccupava perché della superbia si era impadronito e il senno aveva smarrito. Il sovrano ritenendo d'aver complice la sua consorte tornò subito a corte. Ma la sua regina, fortemente arrabbiata, davanti alla convinzione del marito si fece una risata.
"O marito scellerato, in che guaio ci hai cacciato? Non c'è un esercito stregato ma solo un paese disorientato. I sudditi vorrebbero il tuo conforto ma tu sei come morto, preso come sei da quest'affare del nome da salvare, mentre il tuo regno rischia di capitolare. Ora pensa a cosa c'è da ricordare e cosa da dimenticare... ".
A quelle parole il re fu folgorato: niente del suo regno valeva la pena essere tramandato, se non la saggezza della regina e la dolcezza della sua bambina.
Ecco così che fata Nerina, accortasi del cambiamento, affidò i colori a un soffio di vento.
Quel giorno d'allora in poi venne celebrato perché tutto il regno s'era rianimato. Ma se oggi il nome del re andrete a cercare niente potrete trovare. Si narra infatti che il sovrano rinsavito avesse il suo nome da tutti i libri bandito.
Ora vi propongo elenco sintetico delle attività che potrete proporre in classe:
- Realizzazione di un graffito:
Date ad ogni bambino un cartoncino bianco con la consegna di colorarlo a macchie o a righe utilizzando i colori a cera e cercando di non lasciare nessuno spazio bianco fra un colore e l'altro.
Terminata la coloritura del foglio invitiamo i bambini a coprirlo interamente con della tempera nera e lasciamo asciugare il tutto.
La magia è pronta per essere scoperta: diamo ad ogni bambino uno stecchino di legno, un ago senza punta o un pennino ed invitiamolo a disegnare sulla tempera, grattandola via,  il regno della storia letta.
Vedrete i volti stupiti dei bambini quando noteranno il riemergere dei colori dal proprio foglio nero!
- Creare una città tutta nera:
Invitate i bambini ad assemblare insieme tante scatole di pasta, cereali, medicine... rotoli di cartone precedentemente colorate con un misto di colla vinilica e colore nero. Una volta che hanno realizzato una città che a loro piace mettiamola al centro del pavimento su di un telo di plastica e coloriamola spruzzandola con tempere diluite messe dentro a degli spruzzini o schizzando il colore liquido attraverso l'uso di pennelli, cucchiai... direttamente sulla nostra città.
- Realizzare un teatrino per le ombre cinesi:
tagliamo il fondo di una scatola da scarpe lasciando una cornice di circa 2 centimetri, applichiamo sulla fessura un foglio di carta velina bianca e il teatrino è pronto.
Con del cartoncino nero o dei fogli acetati colorati creiamo la città ed i vari personaggi, sagomandoli, ritagliandoli e creando una impugnatura con un bastoncino di legno in modo da manipolarli con facilità.
Per raccontare la storia basterà illuminare l'interno della scatola con una torcia puntata verso il foglio di carta velina su cui muoveremo i nostri burattini.


- Osservare un'opera d'arte: 
Insieme ai bambini osserviamo "Guernica" di Pablo Picasso, discutiamo delle emozioni che ci suscita e poi invitiamo i bambini a rappresentare la guerra utilizzando solo pennarelli neri e grigi e chiedendo di fare solo i contorni nei loro disegni e di non colorarli.
Terminata la fase di realizzazione del disegno facciamolo colorare dando ai bambini un pennello intinto nell'acqua: passando sul disegno fatto con i pennarelli scioglierà il colore dando un effetto simile ad un acquerello.
Facciamo scegliere un titolo per la loro opera, creiamo una cornice con del cartoncino nero ed esponiamola.
- Acque colorate:
Reperiamo delle bottigliette di plastica trasparente e bianca, mettiamo al loro interno poco colore a tempera, aggiungiamo l'acqua e misceliamo: abbiamo così ottenuto tante bottiglie con acqua di diversi colori.
Diamo inizio alla guerra fra i colori, versiamo in un recipiente un po' d'acqua di una bottiglia colorata e un po' da quella nera e... i bambini si accorgeranno che il nero "mangia gli altri colori"
Potete anche giocare a creare i colori secondari mescolando acqua gialla e blu... e così via!


- Realizzazione di un collage materico con materiali neri:
Ogni bambino realizzerà la sua città su cartoncino nero incollando solo materiali neri o grigi scuri, carte lucide od opache, lisce o ruvide, stoffe, bottoni, liquirizie, feltrini, pizzi...
- Gioco della città oscura:
Bendiamo un bambino ed invitiamolo ad eseguire un percorso motorio semplice con l'aiuto di un amico che lo guida con la voce o posizionandosi dietro di lui e mettendo le sue mani sulle spalle.

Queste sono alcune idee, che ne dite?