Qualche giorno fa mio marito ed io stavamo passeggiando lungo un ripido sentiero alberato di montagna, lui agilmente mi precedeva mentre io, a fatica, lo seguivo, lentamente, guardandomi attorno per cercare qualche buon pretesto per fermarmi e riprendere un po’ di fiato ed eccolo lì il mio pretesto: un albero.
Beh, certo nel bosco è normale trovarne, ma questo aveva qualcosa di diverso, di rassicurante.
Non era né maestoso né enorme, era un albero ritorto, ripiegato su se stesso, ricurvo, ma tenacemente attaccato ad una roccia e quasi non si distinguevano le radici dai rami, ma era bello, unico,speciale.
Mentre lo osservavo pensavo a quante volte nella mia professione ho incontrato bambini che assomigliavano a quella pianta, bambini chiusi, diffidenti, che sono dovuti crescere in ambienti difficili, sfavorevoli ma che nonostante tutto si sono aggrappati a quel poco di bello che avevano e sono andati avanti, felici di vivere.
Poi ho pensato a quante volte, davanti a bambini in difficoltà ho sentito specialisti che escludevano qualsiasi possibilità di miglioramento, togliendo così ogni speranza a genitori che avrebbero avuto bisogno di parole di incoraggiamento piuttosto che macigni da caricarsi sulla schiena.
Anche in questi casi però col tempo la natura ha avuto ragione e questi bimbi sono sbocciati, cresciuti, sono diventati speciali come il mio albero nel bosco e tutto perché hanno avuto luce, calore e nutrimento:
AMORE.
Ho imparato che, in educazione, non bisogna mai rinunciare ai propri bambini, non bisogna lasciarli in balia di loro stessi, si deve dare amore ed il resto verrà da sé.
Ma ritorniamo al sentiero, all’albero, alla salita a mio marito che mi ha distanziata e che cerco invano di fare partecipe:
“Quest’albero è davvero bello” mi ritrovo a dire al vento.
La frase è stata colta, non da lui, ma da una signora che stava sopraggiungendo e che con mia sorpresa si ferma a guardare “il mio albero” cercando a sua volta di attirare l’attenzione dell’uomo che era con lei. Tralascio il fatto che spesso noi donne parliamo e i mariti non ci ascoltano e penso:
“Vedi come è facile, è bastato il mio entusiasmo per coinvolgere altre persone, ecco come voglio insegnare! Voglio suscitare l’entusiasmo dei miei bambini, abituarli a guardarsi attorno, a scoprire le meraviglie che li circondano; voglio che crescano appassionandosi alla lettura, all’arte, alla musica e non riempirli di cose inutili e vuote”.
A ben pensarci credo che la vita sia come quel sentiero irto, ripido, faticoso; spetta a noi guardarci attorno ed
accorgerci che ci sono tante cose belle di cui godere durante la salita…
E allora zaino in spalla, binocolo al collo e via mettiamoci in cammino!